Strumenti del Tango: il Bandoneòn

Il tango è nato come musica per accompagnare la danza.

I primi strumenti musicali del Tango sono stati, infatti, il pianoforte, la chitarra e il flauto che, in combinazione con le diverse tradizioni musicali degli immigrati, produssero una prima forma anticipatoria del Tango, così come oggi lo conosciamo. Il connubio tipico era composta da un trio di flauto, arpa (di tipo diatonico, caratteristica degli indios del Paraguay), violino oppure flauto, chitarra, violino o anche clarinetto, chitarra, violino.

Questi strumenti avevano la caratteristi di essere trasportabili, adatti sia a feste che a ritrovi di strada o di cortile. I musicisti suonavano ad orecchio e spesso improvvisavano, ed è per questo che le arie del primo periodo – non trascritte ne ancora incise su disco – sono in gran parte perdute.

La musica dava agli immigrati la possibilità di lasciarsi andare nella nostalgia per un più felice passato, di provare un momentaneo attimo di piacere nel presente e di sognare un futuro migliore. E poi, la musica gioiosa e i ritmi sincopati della Milonga portavano con sé il senso del momento, un attimo di fuga temporanea, la possibilità di dimenticare, sensazioni da apprezzare. Quando poi la danza terminava e i ballerini tornavano nelle loro squallide e patetiche abitazioni, ben altra era la canzone che si cantava!

Fra la gente dei bassifondi di Buenos Aires, il pianoforte era sostituito dal Bandoneòn, una sorta di fisarmonica. Amato dagli Italiani, ma originario della Germania – lo strumento fu inventato da Heinrich Band (da cui il nome) – dove venne impiantata la prima fabbrica nel 1843. Il bandoneòn fu creato in Germania come strumento per la liturgia ecclesiastica, con lo scopo di sostituire l’organo nelle parrocchie meno dotate di mezzi economici.

La leggenda racconta che nel gennaio del 1868 una nave svedese, la fregata “Landskrona” gettò le ancore nel porto di Buenos Aires. Parte dell’equipaggio fu invitato ad abbondanti libagioni, della durata di tre giorni, nei locali dell’angiporto e che un marinaio, avendo speso fino all’ultimo peso, barrato il suo bandoneòn (che si ritiene essere stato il primo in tutto il Sud America) per un ultima bottiglia di liquore.

Il bandoneòn è uno strumento musicale cromatico con mantice e ance libere simile alla fisarmonica.

Ha forma quadrangolare e dimensioni maggiori di quelle della concertina, con caratteristiche più simili a quest’ultima che non alla fisarmonica. Il bandoneón ha un suono limpido e di grande estensione, fattore che ne ha favorito l’impiego, soprattutto dall’inizio del secolo, come strumento solista molto apprezzato dalle orchestre di tango in Argentina, Uruguay e Brasile.

Con l’introduzione dei particolari timbri musicali del bandoneòn il Tango venne a perdere la sua apparenza di gioiosità per acquisire una sonorità più corposa e accorata che meglio andava a descrivere le emozioni che la canzone voleva esprimere.

Il tango divenne intenso, drammatico, malinconico.

Il giro di bassi cadenzava la situazione di inerzia impotente che si rivelava agli occhi di quei suonatori del “ghetto” mentre la melodia traduceva le emozioni di coloro che la canzone cantava.

La lotta per superare l’inerzia delle circostanze e la bramosia di una nuova libertà si trasferivano prepotentemente nella musica del tango, come lava eruttata da un vulcano.

L’adolescenza del Tango era passata nelle osterie e nei locali da ballo di Buenos Aires.

Gli adepti si incontravano nei bar per bere, suonando e ballando in angoli scarsamente illuminati.

Gli uomini si insegnavano trucchi e segreti l’uno con l’altro, esercitandosi fra di loro prima di mostrare la propria abilità per attrarre e sedurre le ragazze.

Il bandoneón è conosciuto fra i tangueros come “fuelle”, “mantice”, “soffietto”.

Alcune sue caratteristiche vi faranno capire subito quanto “magico” sia questo strumento: può essere suonato in tutte le chiavi, ha una varietà di possibilità di “tocco” ed “attacco”, può essere suonato continuativamente come un organo, ha un’ampia estensione tonale, permette di variare l’intensità di suoni sostenuti come possono fare gli archi, ha il volume sonoro di un pianoforte, ed è piccolo e portatile!

Durante l’età d’oro del Tango, tra gli anni 30 e 50 del ventesimo secolo, c’erano centinaia di orchestre che lavoravano in Buenos Aires.

La cosiddetta Orquesta Tipica era formata da pianoforte, contrabbasso, una sezione di strumenti ad arco (3-4 violini, viola, violoncello) ed una sezione di bandoneon con 4 o 5 musicisti.

Il ruolo della sezione di bandoneon nell’Orquesta è duplice (come potrebbe essere diversamente con uno strumento con così tante sfaccettature..). Può essere utilizzato per riprodurre una melodia, solitamente armonizzata in più voci, condividendo questa funzione con la sezione ad archi. In altri momenti la sezione di bandoneon può essere utilizzata per dare un potente impulso ritmico.

Uno degli interpreti più famosi del bandoneon, Astor Piazzolla, descrive in questo piccolo pezzo di intervista alcune peculiarità delle tecniche e del suono del bandoneon, con le quali è abbastanza difficoltoso avere a che fare:

Prof. Fabio Furia

La Yumba – Osvaldo Pugliese al teatro Colon

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