13 marzo 1920
Héctor Mauré
(Vicente José Falivene)
cantor
(13 marzo 1920 – 12 maggio 1976)
La voce di Hector Mauré è legata all’Orquesta che Juan D’Arienzo rifondò nel 1940, a seguito della defezione al completo della formazione precedente, avvenuta proprio in quell’anno.
Fisico da cantante lirico, appasionato boxeur, Vicente José Falivene mosse i primi passi negli anni ’30, accompagnandosi con diverse formazioni in caffè, cinema, festival, seguendo quindi un percorso piuttosto comune per gli artisti di Tango. Dopo aver vinto la selezione per le Diez voces nuevas del año 1938 e aver consolidato la sua tecnica studiando presso il Conservatorio ‘El Chula’, si presentò all’affollata audizione che D’Arienzo aveva organizzato per trovare la nuova voce della sua Orquesta. Il suo ingresso nella formazione coincise con l’adozione dello pseudonimo Hector Mauré, dal nome del bandoneonista Hector Varela e dal cognome della moglie di D’Arienzo, Maure.
Il timbro caldo e sofisticato della voce di Mauré, calato nell’inesorabile marcazione di D’Arienzo, ebbe un’influenza notevole nello stile di quest’ultimo, che in quegli anni – e solo in quegli anni – si colorì di una maggior attenzione alle sfumare e di una più spiccata cura melodica. Non è noto se D’Arienzo fosse consapevole di quanto questa collisione di stili avrebbe influito sul modo interpretativo e sugli arrangiamenti della sua Orquesta; certo è che il risultato è molto interessante, rappresentando il periodo più raffinato e in qualche modo più ‘melodico’ della sua produzione, pur mantenendo tutta intera la forza trainante dell’Oquesta, che infatti ebbe un successo ancor maggiore di quella precedente.
Altrettanto certo è che Hector Maurè, che con D’Arienzo incise 50 brani (dal vals Flor del mal, il 12 dicembre 1940, al tango Amarras, il 21 luglio 1944), rimase un’eccezione tra i molti cantanti che militarono nella sua Orquesta. Prima e dopo di lui D’Arienzo si affidò a voci abbastanza simili tra loro, più vicine all’uomo della strada e meno capaci di sottogliezze stilistiche ed interpretative, ma probabilmente più facili da metter in accordo col nerbo ritmico con cui D’Arienzo si identificava.
A partire dal 1945 Mauré intraprese con grande successo la carriera solista, con orchestra e gruppi di chitarra, finché, dalla metà degli anni ’50 in poi, le sue apparizioni andarono rarefacendosi per ragioni di ostracismo politico e per il generale declino del tango.
Gli ultimi anni lo videro tenace custode della tradizione musicale nelle sparute ridotte entro cui i tempi avevano relegato il Tango.