Tita Merello Foto

La Tita de Buenos Aires

di Marisa D’Agostino

Laura Ana Merello, meglio conosciuta come Tita Merello,
(Buenos Aires, 11 ottobre 1904 – Buenos Aires, 24 dicembre 2002),
è stata un’attrice cinematografica, cantante e ballerina argentina.

Partecipò a quasi 45 film tra il 1930 e il 1985.


“Sono io il mio migliore personaggio.
Una attrice drammatica piange se stessa quando interpreta un personaggio teatrale”.

Così diceva Tita Merello in un’intervista, e non le si può dare torto. Non ha davvero avuto mai bisogno di crearsi un personaggio. Nei suoi oltre settanta anni di carriera artistica le è bastato semplicemente esprimere se stessa e la sua vita per stregare il pubblico con la sua personalità. Piccolina, mora, con belle gambe, labbra grandi e sensuali, uno sguardo insinuante e provocatorio, di chi tutto sa e tutto offre. Così era lei e così era il suo personaggio. Non ebbe maestri. Ebbe sin da bambina abbandono, tristezza e vita di strada, dalle quali estrasse la prepotenza e l’impeto trascinante che caratterizzò tutta la sua vita, fedelmente riflesso dalle donne interpretate in teatro e al cinema. “Ho conosciuto la fame. Io so cos’è la paura e la vergogna”.

Con questa frase comincia il racconto dei duri momenti vissuti durante i suoi primi anni. “La mia infanzia fu breve. L’infanzia del povero è molto più breve di quella del ricco. È triste, povera e brutta”.

Anni avanti, dichiarò senza pudore: “Ho battuto la strada”.

E confessa che una volta, già conosciuta nell’ambiente artistico, un famoso giornalista, al salutarla e prenderle la mano, dopo averla osservata provocatoriamente con palesi intenzioni, le disse “Lei in un’altra vita deve essere stata cortigiana”, e lei rispose “E adesso cosa sono?” Tita non nacque per cantare.

Da giovane, mentre cercava di ampliare il suo repertorio con canzoni più difficili, spesso stonava, non riusciva a sostenere le note. Però aveva quel tocco insieme angelico e passionale che la faceva accettare dal suo pubblico, tanto che, dei vari temi realizzati, alcune creazioni furono di tale grandezza e così indimenticabili che qualsiasi altra cantante che si azzardò a interpretarle era puntualmente sconfitta in un confronto perso in partenza. Il tango Arrabalera, El choclo,
Se dice de mi, Pipistrela, La milonga y yo (che fu creata proprio per lei da Leopoldo Diaz Velez), sono pezzi emblematici del suo repertorio.

Comincia la sua carriera da giovanissima, come corista al “Ba ta clan”, un teatro vicino al porto frequentato da marinai e gente dei bassifondi.

Un giornalista dell’epoca lo descrive come un teatrino di poche pretese, caratteristico per gli spettacoli con sfumature quasi pornografi che, tanto che il termine “bataclana”, con il quale venivano chiamate le ragazze che ci lavoravano, entrò nel vocabolario corrente come sinonimo di prostituta.

Qualche tempo più tardi Tita esce dal coro e diventa la vedette del “Ba ta clan”- la battezzarono “La vedette rea” – ed in questi panni interpreta per la prima volta “Leguisamo solo”, creato dal direttore musicale della compagnia, Modesto Papavero, da cui le deriva un notevole successo. Un famoso critico teatrale che la conobbe in quegli anni disse di lei: “una delle attrici con più temperamento, più focose e di carattere della scena nazionale.

Ogni tango interpretato da lei è una piccola opera teatrale.” Nel frattempo al teatro si affianca il cinema, a cui Tita arriva mentre il cinema stesso sta nascendo.

Appare infatti nella prima pellicola sonora argentina, “Tango”, del 1933. Altre sue successive apparizioni la vedono ricoprire spesso personaggi secondari, e spesso interpreta ruoli da commedia, finché nel 1937 partecipa a “La fuga” e si rivela come attrice drammatica, sconcertando i produttori e registi, per la sua naturalezza, espressività e disinvoltura. Continua a recitare per anni, arrivando a girare oltre quaranta opere, tra le quali si può ricordare la “Filomena Maturano” di Eduardo de Filippo.

A seguito del successo cinematografi con la Merello è sempre più richiesta sia in teatro che in televisione, oltre che alla radio, mezzo, quest’ultimo, con il quale continua a lavorare fi no alla vecchiaia. Muore sfiorando i cento anni, consacrata dal pubblico come la “Tita de Buenos Aires”, simbolo della donna nel tango e dell’Argentina.

Nel 1955 viene girato il fi lm “Mercato de abasto”, dove Tita Morello interpreta la milonga di Francisco Canaro “Se dice de mi”, con testo di Ivo Pelay, canzone che la identificherà per sempre e che la stessa Tita aveva registrato con l’orchestra di Canaro poco tempo prima, con un successo impressionante.

Una piccola curiosità riguarda la prima incisione della milonga, risalente al 1943, interpretata stranamente da un personaggio maschile, Carlos Soldan, in quanto il testo originario vedeva un uomo come protagonista.